Domenica 11 marzo si è svolta a Brescia la 16° BAM (Brescia Art Marathon) a cui doveva partecipare, correndo con il passeggino, la nostra sport blogger Silvia Segala (Mamma Sportiva) con la sua piccola Petra.
Il meteo infausto, però, ha “regalato” tanta pioggia, vento e freddo ai partecipanti, tanto che Silvia ha dovuto desistere. Perché, prima ancora che stroller runner, chi corre con il passeggino è una mamma o un papà che vuole, innanzitutto, il benessere ed il divertimento della propria bambina o bambino.
Ecco il racconto di questa maratona mancata dalla voce della protagonista.
Correre con il passeggino e maltempo: tra fattibilità e responsabilità
Non avrei mai immaginato di dover scrivere questo post. O, meglio, magari sì, ma in altri contesti. Questo articolo doveva essere un trionfo di emozioni e gioia infinita per un traguardo raggiunto con la mia bimba (e non solo) al finish di una mezza maratona.
Dopo mesi di duri allenamenti, organizzazione quasi maniacale della vita e del lavoro, salti circensi per incastrare tutto al meglio, alimentazione ad hoc, rinunce, sacrifici… ecco che, a 3 settimane dalla gara, arriva il freddo polare del “simpatico” Burian, prima, e il diluvio universale il giorno della gara, poi.
Beh, non c’è molto da dire a questo proposito. Resta tanta amarezza. E non perché non ho potuto correre, perché avrei potuto benissimo partecipare senza Petra. La mia delusione è proprio nel fatto che non ho potuto fare una cosa bella con lei. Una NOSTRA cosa bella, insieme, noi, Team Petra, come mi piace chiamarci. “Una cosa bella” per te, potrai dire tu…
Io invece ti dico: “No, una cosa bella per tutte e due”. Perché, credimi, a Petra sarebbe piaciuto tanto vedere tutte quelle persone, sentire la musica alla partenza e all’arrivo, festeggiare. Ho sognato quel traguardo mille volte. Lo sognavo da quando ero incinta, dall’edizione 2017 della BAM, quando ho tagliato il traguardo della Easy Ten dopo 10 km di marcia.
Mi sono allenata duramente, con disciplina, ordine mentale, costanza e forza di volontà. Ho raggiunto risultati che mi hanno fatta emozionare, piangere. Mi sono trovata a confrontarmi con Sara, la mia preparatrice, e a meravigliarmi di come potessi correre ai 4’30” nelle ripetute spingendo un passeggino.
Sono stati due mesi ricchi, intensi e duri. Non ho mai demorso. Non ho mai mollato. Ho sempre tenuto botta e, anzi, ho sempre cercato di stare al di sotto dei tempi delle tabelle che Sara mi ha preparato. Poi arriva Burian. E anche qualche parolaccia mia: ci stava, speravo fosse una fase di passaggio!
Invece no, è durata 3 settimane. Certo, in 3 settimane non perdi tutto ma perdi qualcosa. E già mi sentivo derubata di qualcosa. Poi il meteo, terribile, con quell’icona con le nuvole nere e grasse proprio nell’orario di gara. E così è stato.
Io non ho mollato la speranza fino alla fine. Quante volte si sbagliano quelli del meteo? Così la sera prima, come nei giorni prima, ho seguito le indicazioni pre-gara in termini sia di allenamento, sia di alimentazione. Ho scaricato e ricaricato i carboidrati e niente affaticamento nei 2 giorni prima della gara.
Il sabato sera ho organizzato tutto per il giorno dopo, portandomi avanti più che potevo, per avvantaggiarmi nei preparativi anche con Petra. Ho preparato i miei indumenti, le mie scorte di integratori pre, durante e post e tutto il necessaire per Petra: cambio vestiti e pannolini, cibo, acqua, parapioggia, giochini, campanello da passeggino.
Sono andata a letto con l’anima grigia. Ma volevo sorridere.
Domenica mattina mi sono alzata alle 5.30. Ho fatto colazione come se nulla fosse. Non pioveva ed ho incrociato le dita. Petra si è svegliata alle 6.45. L’ho allattata e si è alzato anche Massimo, il mio compagno. Anche lui ha fatto colazione. Eravamo pronti per partire ed è arrivato… lui, l’inesorabile, l’irremovibile diluvio.
Non ho nemmeno aperto bocca: mi sono sdraiata sul divano con Petra accanto e ci siamo riaddormentate per un’oretta ancora. E così nel sonno sono sfumate tutte le mie speranze e i miei “sogni di gloria”.
La condivisione della gioia di correre con il proprio bambino è la priorità di chi corre con il passeggino
Perché non ho corso? Perché non antepongo un mio “capriccio” (perché correre avrebbe significato farlo diventare un puntiglio, e non una passione) al benessere di mia figlia.
Perché sono prima di tutto una mamma e poi una sportiva.
Perché ho una testa, oltre che i piedi, per correre. E so che correre quando piove può essere pericoloso da soli, figuriamoci spingendo uno stroller: l’attrito è quello che è. Conosco il fondo e il manto delle strade della mia città e so che in alcuni punti ci sono i san pietrini e il porfido, due materiali che vanno a nozze con le storte alle caviglie e anche no, grazie. Ci pensate ad avere un infortunio mentre si corre, sotto la pioggia, spingendo un passeggino? Non lo voglio nemmeno immaginare!
In più, ma questa è la vera domanda, perché? Dobbiamo fare gli eroi? No. Che poi, gli eroi di cosa? Dell’irresponsabilità, forse.
Sinceramente, correre 21 km con la pioggia che batte su un parapioggia e non sentire nient’altro che l’incessante ticchettio, pure pesante, del diluvio, poteva forse essere divertente? Assolutamente no. Poteva essere “family friendly”? No. Poteva essere bello? No. Meritevole sportivamente? Forse.
Ma, ripeto, questa non era la mia gara. Era la NOSTRA gara. O partecipavamo entrambe, o nada. E nada è stato. Nessun compromesso. Siamo una squadra io e Petra. Siamo noi. Non io + lei. Non la porto con me perché non so dove lasciarla, parcheggiarla, come dice qualcuno. La porto con me perché io la voglio con me. Perché è la mia cucciola, il mio sole, il mio sorriso, la mia estensione. Mi manca come l’aria quando non è con me. E poi, perché vedo che lei sta tranquilla (o forse è talmente abituata…).
Se prima di tutto viene minato il suo benessere, la squadra non partecipa. Punto. Amarezza. Sì, tanta. Delusione. Troppa. Ma nulla è perduto. Noi continuiamo a correre.
Intanto guardiamo alla Milano City Marathon dell’8 aprile. Siamo in prima batteria alla staffetta insieme alle altre 3 super mamme Giovanna (Ventura), Barbara (Sturaro) e Ylenia (Franco).
Ci riscatteremo io e Petra. E non perdiamo il sorriso perché vorrà ben arrivare la primavera, o no?!
Troveremo altri 21,197 km che vorranno passare lunghi e crudi sotto i nostri copertoni e suole. Noi non molliamo, perché noi Team Petra siamo una squadra fortissimi!
Tifateci! Mi raccomando!
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